Secondo i dati diffusi da ACEA, nel complesso dei Paesi dell’Unione europea allargata all’EFTA e al Regno Unito a gennaio le immatricolazioni di auto ammontano a 842.835 unità, con un calo del 25,7% rispetto a gennaio 2020.
Si tratta del peggior risultato di sempre come conseguenza degli impatti negativi di uno o due giorni lavorativi in meno in molti mercati e delle misure restrittive in vigore per il contenimento della pandemia ancora in corso.
Nel mese, tutti i mercati dell’area UE-EFTA-UK presentano una contrazione a 2 cifre, ad esclusione della Svezia (+22,5%), della Norvegia (+7,7%) e della Francia, in calo solo del 5,8%.
“L’anno da poco iniziato non sarà sicuramente facile – ha affermato Paolo Scudieri, Presidente di ANFIA – con una pandemia ancora da sconfiggere cercando di compensare, con misure di sostegno adeguate, le sue forti ripercussioni sull’economia, sull’occupazione e sul clima di fiducia dei consumatori. La freccia più importante che l’Europa ha al suo arco è ovviamente il Recovery Plan, per il quale auspichiamo che le proposte dei singoli Paesi, in primis l’Italia, ora che anche per il nostro Paese si prospetta una fase di maggiore stabilità, diano il giusto spazio all’industria automotive, con politiche industriali che le consentano di affrontare con successo la transizione tecnologica”.
Nel contesto dell’Europa Occidentale molto pesanti sono le situazioni dei 5 maggiori mercati dell’area che fanno registrare cali compresi fra il 51,5% della Spagna e il 5,8% della Francia.
Il secondo miglior risultato nel gruppo dei cinque maggiori mercati, dopo quello francese, è quello dell’Italia che con due giornate lavorate in meno accusa una contrazione del 14%, ma che vale -5% a parità di giornate lavorate.
Il risultato italiano è dovuto agli incentivi previsti dalla Legge Finanziaria che favoriscono l’acquisto non solo di vetture a zero e basso impatto, ma anche di auto con alimentazione tradizionale ed emissioni inferiori a 135 gr di CO2 al km.
Peggiore del risultato medio dell’area è invece quello della Germania che a gennaio accusa un calo del 31,1% dovuto in buona misura al fatto che vi è stata negli ultimi mesi del 2020 un’anticipazione di acquisti dovuta ad una riduzione temporanea dell’Iva, che è venuta meno in gennaio.
Ancora più pesante di quello tedesco è il calo del 39,5% del Regno Unito dovuto essenzialmente a misure particolarmente severe per contrastare la pandemia. Come in Germania, anche in Spagna i motivi fiscali sono stati alla base del drastico calo del 51,5% di gennaio. L’aumento della tassa di circolazione entrata in vigore il 1° gennaio ha infatti determinato un’accelerazione delle vendite in dicembre che è stata naturalmente scontata all’inizio del 2021.
L’unico aspetto positivo da segnalare è che anche a gennaio in tutta Europa è proseguita la forte accelerazione in termini di crescita percentuale delle vendite delle vetture elettriche e ibride plug-in (ibride con la spina per la ricarica delle batterie).
“Questa positiva evoluzione della composizione della domanda che interessa tutti i paesi dell’area – ha commentato Gian Primo Quagliano, Presidente del Centro Studi Promotor – è certamente dovuta ad incentivi molto generosi, ma anche alla crescente consapevolezza da parte degli automobilisti della necessità di contenere le emissioni di CO2”.
In valore assoluto gli acquisti di auto elettriche e plug-in non hanno però una consistenza tale da compensare la forte caduta della domanda complessiva. Secondo il Centro Studi Promotor, ne deriva che per sostenere in maniera significativa il mercato dell’auto è ancora indispensabile adottare incentivi per l’acquisto con rottamazione anche di vetture con alimentazione tradizionale.